“Lo cunto de li cunti”

Nel famoso libro napoletano Lo cunto de li cunti, pubblicato a metà del secolo XVII, Giambattista Vasile racconta 50 fiabe all’interno di un’unica storia, che fa da cornice al resto: la bella principessa Zoza è triste perché non trova un principe; un giorno, una vecchia indovina gli dice che potrebbe sposare il principe Taddeo, ma prima dovrebbe riempire un’anfora con delle lacrime. Quando sta per compiere l’impresa, la giovane si addormenta e una schiava moresca ne approfitta per versare le ultime gocce, sposando così il principe. Per vendicarsi, Zoza chiede a 10 anziane di raccontare al principe 5 fiabe ognuna. L’ultima, però, la racconta lei stessa, rivelando al principe l’inganno subito e conquistando il suo cuore.

Come Sherazade nelle mille e una notti, la storia di Zoza ci dimostra come i racconti siano sempre riusciti a trattenere la nostra attenzione e toccare i nostri cuori. “Posso dimenticare un’idea, ma non una emozione”, segnalava un poeta. Le storie ci catturano perché riusciamo a vibrare con lo stesso conflitto del personaggio: temore, ira, paura, audacia… La scienza lo spiega segnalando che abbiamo dei neuroni specchio grazie ai quali proviamo le stesse sensazioni di chi ci comunica qualcosa con passione. 

Per questo, le storie sono diventate un’arma efficace per guidare l’opinione pubblica. Quando Obama era un politico sconosciuto, si fece notare nella convenzione democratica raccontando la storia della sua famiglia: “Mio padre era uno studente straniero, nato e cresciuto in un piccolo villaggio del Kenya…”; il suo sogno diventò il sogno di tutto un paese e così arrivò alla Casa Bianca. 

Più recentemente, vediamo come dall’Ucraina ci arrivano non soltanto notizie di combattimenti, ma anche storie di guerra: grazie ai giornali conosciamo Anastasiia, a cui hanno ammazzato il fidanzato e ora combatte in prima linea; o il soldato che dal fronte pubblica su TikTok un balletto buffo per la figlia; o le mamme ucraine che accolgono affettuose il soldato ruso che si è arreso… E così, a poco a poco, il nostro cuore ha preso una chiara posizione in questo conflitto.

Inoltre, le storie sono più che mai presenti nelle battaglie culturali del nostro tempo (come la teoria del gender o l’interculturalità, per esempio). Casi di emarginazione e incomprensione superati grazie all’orgoglio, spesso riescono a contraddire ciò che ci suggerisce la scienza, il senso comune o la tradizione (queste due ultime sono fonti di conoscenza che oggi non godono di un grande prestigio). È grande il potere delle storie. Perciò, parlare a casa delle serie che vede ognuno, raccontare ai figli gli anni del fidanzamento, ricordare le storie divertenti della famiglia, o discutere sui valori antropologici che si celano dietro alle storie che ci raccontano i media sono attività necessarie per conoscere il mondo e la sua verità. Solo così faremo della nostra vita il vero cunto de li cunti.

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