Antifragili

Ci sono oggetti fragili che cadono e si rompono; ad esempio, un vaso di porcellana. Ci sono oggetti resilienti, che cadono ma la loro consistenza impedisce che si rompano: è il caso dei bicchieri di plastica. E ci sono altri oggetti che si devono rompere: sono le cose antifragili.

L’intellettuale Nassim Nicholas Taleb ha proposto il concetto di “antifragilità” per spiegare come alcune realtà si trasformano per il meglio quando vengono sottoposte a forze estreme e perfino violente. Un esempio di antifragilità sono i bambini, che si devono ammalare affinché il loro sistema immunologico impari a riconoscere le malattie e possa reagire di conseguenza.

Senza il dolore del cambiamento, della prova e della fatica, alcuni sistemi si atrofizzano, così come si atrofizzano i muscoli del malato che non si muove dal letto. Purtroppo, per Taleb l’ossessione moderna per la sicurezza sta generando una cultura che ci protegge e allo stesso tempo ci rende più fragili. «Siamo riusciti – dice Taleb – a rendere fragili l’economia, la nostra salute, la vita politica, l’istruzione… sopprimendo la casualità e la volatilità. Questa è la tragedia della modernità: come capita ai genitori nevrotici e iperprotettivi, spesso chi cerca di aiutarci finisce per fare più male».

Nel campo della comunicazione, questa ossessione per la sicurezza si è estesa anche all’ambito emozionale. Spesso c’è chi rifiuta in modo violento chi la pensa diversamente, perché siamo polarizzati nelle nostre opinioni, e qualsiasi lettura alternativa della realtà, dell’uomo o della storia diventa una microaggressione. «Dicendo così, offendi i miei sentimenti», si sente affermare spesso. E i sentimenti, si sa, sono il sancta sanctorum dell’anima moderna: intimi, inviolabili, sacri.

Ma la sicurezza emozionale eccessiva può essere un rischio, in particolare per i giovani. Alcuni si espongono per ore e ore a video o reels insulsi, mentre ignorano argomenti scomodi o che rivelano loro la complessità di un mondo che vorrebbero semplice e maneggevole. Purtroppo, dice Taleb, «la cultura dell’ultra-sicurezza priva i giovani delle esperienze di cui hanno bisogno le loro menti anti-fragili, e così diventano più fragili, hanno più ansia e sono inclini a vedersi come vittime».

Dobbiamo recuperare per tutti la curiosità, la sana provocazione, la critica intelligente, lo sguardo attento verso chi la pensa diversamente, verso chi rompe la nostra fragilità e destabilizza le nostre sicurezze. Soltanto così fortificheremo le nostre opinioni, le cambieremo con dolore, se necessario; ma avremo almeno il piacevole gusto di aver combattuto onestamente per vivere nella realtà.

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