Con la mia vita

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«Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò con la mia vita il tuo diritto di dirlo». Questa è una di quelle frasi grandiose che spesso vanno attribuite a un pensatore famoso, in questo caso Voltaire (purtroppo, l’autore è meno conosciuto; anzi, si tratta di un’autrice: Evelyn Beatrice Hall).

Indipendentemente dalla sua origine, la frase fa colpo perché parla della libertà di espressione, uno dei diritti a cui teniamo di più, perché incatenare le parole equivale a mettere limiti all’anima, e nessuno di noi desidera vivere da schiavo. Il diritto di parlare, di comunicare, è fondamentale, perché soltanto una società dove ognuno può dire la sua può cercare insieme la verità.

Tuttavia, alcuni casi recenti che hanno agitato l’opinione pubblica ci invitano a non prendere troppo alla leggera tale diritto. Ad esempio, l’azienda di moda Balenciaga ha suscitato scandalo recentemente con una campagna dove alcuni bambini indossavano i loro abiti in una stanza piena di oggetti di divertimento sessuale. Dopo le prime reazioni, alcuni hanno invocato la libertà creativa. Giorni dopo, siccome la polemica non si spegneva e cominciava a danneggiare la reputazione del marchio – sui social molti cittadini caricarono video in cui bruciavano i loro capi griffati Balenciaga –, il direttore creativo si scusò parlando di «scelta artistica sbagliata». A suo giudizio, non era una brutta combinazione: semplicemente, una scelta sbagliata.

Un altro esempio del difficile equilibrio in cui si trova questo diritto è la polemica tra il nuovo presidente di Twitter e il cantante Kanye West. Dopo aver comprato la rete social e aver promesso molta più libertà di parola ai loro utenti, Elon Musk ha dovuto cancellare l’account di Twitter del famoso rapper, dopo che questo aveva affermato che «Hitler ha fatto anche cose buone». Era chiaramente una provocazione all’opinione pubblica, di un tipo di personaggio che ha bisogno di monopolizzare periodicamente il gossip mondiale.

Questi esempi ci dimostrano che il diritto di parola o artistico è importante, ma non assoluto. Diceva Chesterton che «l’arte, come la moralità, consiste nel tracciare una riga da qualche parte». La creatività artistica può soltanto creare bellezza se rispetta certi limiti. Servono righe, servono limiti. La Cappella Sistina è una meraviglia perché a un certo punto il colore rosso trova una linea e diventa blu, e poi il blu fa spazio al verde, e poi il nero e il bianco… E questi colori, delimitati da confini, formano le figure e le figure formano una storia, e la storia ci rivela un significato. Cioè, soltanto quando mettiamo limiti, riusciamo a creare cose con senso.

Difendiamo la libertà di parola. Ma ricordiamo anche che quando due forze della mente umana, come la creatività e la curiosità, richiedono di esprimersi senza rispettare niente e nessuno, soltanto la morale sarà la guida che le contiene per fare di loro un bene prezioso.

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